
Stai usando il paracapezzoli nel vostro percorso di allattamento?
Raccontami,
quali sensazioni provi in merito a questo strumento?
Come consulente IBCLC ho incontrato molte diadi accomunate dalla presenza di paracapezzoli.
Alcune erano molte serene e grate, altre si sentivano vincolate e insoddisfatte della sua presenza.
Tutte sensazioni legittime!
Quando una famiglia mi contatta per togliere i paracapezzoli, per avere una panoramica più ampia del percorso sinora vissuto, domando quando e per quale motivo sia stato introdotto. In moltissime circostanze, la risposta è:
“me l’hanno dato in ospedale perché faticava ad attaccarsi”.
Alcune volte viene veicolata l’immagine di una poppata più efficace, veloce e senza ragadi proprio in virtù del paracapezzoli.
A volte ancora viene consigliato prima della nascita perché “hai i capezzoli piatti, ne avrai bisogno“.
Facciamo chiarezza!
Paracapezzoli: rischi e benefici
I paracapezzoli non sono né buoni né cattivi: sono uno strumento neutrale e, in quanto tale, possono essere benefici quando c’è una reale necessità e possono essere controproducenti se non c’è un reale bisogno.
Nascono come stampella per supportare alcune difficoltà di allattamento, in attesa che la motivazione che ha determinato la loro presenza venga individuata e supportata con competenza.
In casi specifici, la forma e la struttura dei paracapezzoli può agevolare l’attacco e il mantenimento di un aggancio saldo e, in talune circostanze, via via che passa il tempo può subentrare una componente di abitudine.
Se stai cercando di togliere il paracapezzolo, puoi trovare qui di seguito alcuni spunti utili. Naturalmente si tratta di informazioni generiche e generali dal valore orientativo.
Fatta questa premessa,
prima di iniziare questo processo, è molto importante sapere che togliere i paracapezzoli può richiedere tempo e pazienza. Il processo può essere di due passi avanti, uno indietro per un po’.
Nel migliore dei casi, quando tutto è ottimizzato (non ci sono ostacoli o aspetti ancora da individuare o gestire) si stima una tempistica indicativa di 2 settimane, ma potrebbe volerci anche di più. La pazienza è la tua migliore amica.
L’altro fattore da tenere in considerazione prima di iniziare è che la presenza di paracapezzoli potrebbe mascherare una difficoltà di attacco o una non piena funzionalità anatomica che deve ancora essere affrontata.
Se stai riuscendo ad attaccare la tua bambina/ il tuo bambino senza paracapezzli, ma provi dolore o fastidio ai capezzoli/al seno, rimettilo momentaneamente e contattami per fissare una consulenza in studio (Polonghera – prov. Di Cuneo)
Questo è una sorta di vademecum teorico per provare a togliere il paracapezzolo in 10 step.
Ho seguito per lo più un ordine cronologico, ma non tutti i passaggi/suggerimenti si applicano a tutte le persone. Ti invito a leggere prima l’intero elenco e solo dopo di decidere quali suggerimenti si possano applicare alla tua unica e specifica situazione! E, ricorda, sono solo spunti teorici!
1 . Favorisci quanto più contatto pelle a pelle possibile, anche quando il bambino non sta poppando. Questo aiuta a ricollegare il cervello del/la tuo/a bambino/a e può aiutarlo/a ad attaccarsi senza il paracapezzolo. Il contatto pelle a pelle può fare una grande differenza ai fini del tuo obiettivo e per supportare il vostro benessere e la vostra serenità
2 . Presta attenzione ai suoi primi segnali di fame. Che ne dici di provare ad attaccarla/o appena appena sveglia/o? Il relax del dormiveglia può essere un valido alleato
3 . Allatta a richiesta. Dimentica l’orologio e fidati della tua bambina/del tuo bambino! Quando stai lavorando per togliere i paracapezzoli (o su ottimizzare altri aspetti del vostro allattamento) considera che le poppate potrebbero momentaneamente aumentare e potresti avvertire anche una sorta di “montata lattea”
4 . Osserva il tuo bambino: può essere che, a fronte del cambiamento, mostri qualche segnale di irrequietezza o disappunto. Quanto a lungo “insistere”? Solo tu puoi sapere qual è il punto di massima tolleranza per voi, quel punto di incontro tra le sfumature emotive tipiche del “tentativo” e la necessità di fermarsi perché in quel momento “è troppo”. Se provate frustrazione, rimetti il paracapezzolo e, con serenità, riprova la volta successiva.
5 . Fai una leggera spremitura e metti qualche goccia di latte sul capezzolo prima di provare ad attaccarlo. Se stai usando la formula, puoi fare lo stesso.
6 . Parla dolcemente alla tua bambina/al tuo bambino e incoraggialo. La tua voce è un porto sicuro, rinfrancante e rassicurante! Anche se l’attacco non sta andando bene, continua a usare un tono positivo. Dì al tuo bambino che sta facendo un ottimo lavoro, che siete una squadra e che lo farete insieme. È puramente aneddotico, ma ho notato che le mamme che incontro e che parlano ai loro bambini mentre si sta lavorando sull’attacco, tendono a vivere un momento più sereno e soddisfacente.
7 . Usa la mano per modellare il seno. Conosci le tecnica flipple? Ne ho parlato qui
8 . Se i tuoi capezzoli sono introflessi o piatti, puoi provare a:
9 . Se il tuo seno è molto teso/pieno il tuo bambino può faticare ad attaccarsi: usa la pressione inversa ammorbidente prima di attaccarlo
10 . Se il bambino si rifiuta di attaccarsi senza paracapezzolo, puoi valutare di attaccarlo con esso all’inizio della poppata per poi provare a sfilare il paracapezzolo. Ci sono casi in cui questo movimento veloce ha funzionato quasi come un incantesimo!
Ricorda: se tu o il bambino vi sentite sopraffatti, fermatevi . Riprova alla prossima poppata o domani o quando lo sentirai nelle tue corde. Ci vuole tempo e pazienza!
Stai facendo un ottimo lavoro.
Fammi sapere se questi spunti ti sono tornati utili. Sono qui accanto a te!
Per prenotare una consulenza in Studio a Polonghera, contattami Se hai bisogno di supporto a distanza, prenota qu
2 Comments
Grazie infinite per questi suggerimenti. Avevo bisogno di incoraggiamenti positivi. Proverò.
Ne sono tanto felice! Un abbraccio