
Quotidianamente capita che venga detto a molte mamme di attendere tot tempo tra una poppata e l’altra (90 minuti, 2 ore, 3 ore,…) come se fosse un parametro di misura fondamentale.
Immagina la scena: una mamma è seduta sul divano, si rilassa e vive la propria luna di latte. Un film alla tv, una tazza di tè che scalda e coccola, una chat recente con un’amica. L’allattamento al seno sta andando bene. L’aumento di peso va bene. Il bambino/la bambina è sereno/a.
Quando, però, il bambino mostra segnali di fame dopo “soli” 40 minuti invece dell’intervallo prefissato, nasce una sensazione che qualcosa sia fondamentalmente sbagliato.
“Non lo sto facendo bene. Il bambino della mia amica resiste più a lungo”. I dubbi si insinuano.
Io ti voglio proporre una prospettiva diversa.
Per quanto quotidianamente noi stesse (da adulti) abbiamo dei ritmi (più o meno fissi) per i pasti principali, ci capita di prendere una tazza di tè, un bicchiere d’acqua, un dolce, uno spuntino, fuori pasto.
Rispondiamo con competenza ai nostri personali segnali e siamo flessibili a seconda dell’ora del giorno, della temperatura, del nostro umore, dei nostri livelli di energia.
Non conosco adulti che guardino l’orologio e dicano: “Mancano solo 30 minuti al mio prossimo sorso di acqua! Resisto, ormai non manca poco”. Eppure, ci aspettiamo che i bambini piccoli (che crescono ad un ritmo serrato) siano governati da questa nozione artificiale di tempo.
Ho parlato con una neomamma la scorsa settimana la quale era perfettamente soddisfatta della loro routine di allattamento, ma si chiedeva se dovesse iniziare ad allungare gli intervalli tra una poppata e l’altra perché le era stato detto così.
Quando le ho spiegato che la norma biologica non prevede una manipolazione dei ritmi dall’esterno, ha riferito di sentirsi più che felice e sicura nel procedere così come avevano fatto sinora.
Da dove vengono queste idee?
Non provengono da nessuno che abbia un’adeguata formazione e competenza sull’allattamento. Chi lo dice non ha frequentato corsi adeguati con professionisti dell’allattamento, né ha letto libri scritti da persone competenti.
Si tratta di miti che vengono tramandati per sentito dire, senza nessun fondamento.
Sembrano provenire da un grande fraintendimento della fisiologia dell’allattamento e della produzione di latte materno.
Spesso provengono da idee nate a metà del XX secolo basate sulle norme dell’alimentazione artificiale e della pseudo-scienza. Il che è incredibilmente pericoloso.
A causa di ciò, ci sono ancora persone che divulgano che un bambino che poppa dopo 4 ore anziché 3 ore “prenderà più latte”. [No, non è vero]
Ci sono persone che sostengono l’importanza di aspettare tot tempo per far “riempire” il seno. [No, non è vero]
Ci sono persone che in modo aprioristico sostengono che se un bambino vuole poppare dopo “solo” un’ora, ciò è sempre sintomo di un “problema” [No, non è vero]
In linea generale, un neonato poppa circa 10-12 volte nelle 24 ore.
Ciò significa che alcuni in certi momenti potrebbero chiedere di poppare ogni 3 ore e in altri momenti (così come sempre) potrebbero poppare più frequentemente.
Nei primi tempi (soprattutto di sera), poi, possono esserci molte “poppate a grappolo” e non sarà felice di stare lontano dal seno anche se per soli pochi minuti.
Una delle condivisioni più frequenti è per esempio:
“Il mio bambino ha iniziato a mostrarsi più esigente e attivo. In certi momenti, l’unica cosa che sembra calmarlo è il seno. Mi sento come se non dovessi avere abbastanza latte dato che poppa spesso e sento il seno morbido. Non può esserci latte.”
Quando il bambino passa da un seno all’altro, in una soluzione di continuità, assume “piccole” quantità di latte ad altissimo contenuto di grassi: sa esattamente cosa sta facendo. Che grande competenza!
E presto questi schemi cambieranno!
Col passare delle settimane e dei mesi, alcuni bambini inizieranno a poppare ad intervalli più lunghi nel corso della giornata, ma ciò non succede per tutti o, per lo meno, non è una costante definitiva.
Le nostre conoscenze sul funzionamento del seno e della lattazione hanno subito una grande evoluzione negli ultimi 20 anni. Gran parte del lavoro pionieristico è stato svolto in Australia da scienziati come il professor Peter Hartmann e la dott.ssa Donna Geddes, Steven Daly e i loro team
In precedenza si pensava che la maggior parte delle donne avesse un numero abbastanza simile di dotti lattiferi, ma la ricerca ecografica ha rivelato che ce n’erano meno di quanto si pensasse in precedenza e che la varierà era ampia. Una donna poteva avere 4 dotti al capezzolo. Un’altra ne aveva 18.
Tuttavia sono i risultati sulla capacità di immagazzinamento del seno di cui dobbiamo parlare qui. Quando un bambino si nutre, una parte del latte viene prodotta durante la poppata stessa e una parte viene prelevata dal latte che è stato immagazzinato nel seno tra una poppata e l’altra.
Le indagini ecografiche hanno rivelato che la capacità di immagazzinamento di una madre non può essere indovinata dalle dimensioni del seno. La dimensione del seno non sono determinate solo dal tessuto ghiandolare, ma anche da quello adiposo.
Grazie a questi studio si è visto, per esempio, che mentre alcuni madri riescono ad immagazzinare circa 70 ml per seno, altre ne immagazzinano molto di meno e alte ancora di più (per esempio in questi studi è emersa una donna che riusciva ad immagazzinare più di 400 ml. Non è un errore di battitura).
A seconda della capacità di immagazzinamento del seno, un bambino potrebbe voler poppare più spesso. In realtà questo non è l’unico motivo! I bambini poppano per un innumerevole quantità di motivi, anzi di Bisogni!
A prescindere dalla capacità di immagazzinamento, i bambini sanno autoregolarsi con competenza! Per questo bisogna fidarsi dei loro ritmi, senza imporli dall’esterno (sto naturalmente parlando di situazioni fisiologiche dove l’allattamento e la crescita stanno procedendo serenamente).
Il fatto che un bambino poppi di frequente (in modo efficace), significa che la mamma ha problemi di produzione?
No
Ricorda anche un dato importante: quando il seno è più pieno, la produzione di latte rallenta.
Quando i seni sono più morbidi (drenati), produciamo più latte.
Quando i bambini si nutrono più frequentemente e dal seno più drenato (morbido), ricevono latte con un contenuto di grassi più elevato. E poiché il latte umano ha un contenuto di grassi di circa il 3-5% rispetto ad alcuni mammiferi che hanno un contenuto di grassi del 40% +, sembra abbastanza chiaro che siamo progettati per essere una specie che necessita di poppare più frequentemente.
Immaginiamo ora che ad una madre con una capacità di immagazzinamento del seno più piccola venga detto di attendere tot tempo tra una poppata e l’altra.
Potrebbe comprensibilmente preoccuparsi del fatto che il suo bambino voglia poppare ogni 2 ore. Potrebbe anche provare ad allungare l’intervallo tra le poppate nella convinzione errata che ciò aumenterà la quantità assunta dal suo bambino. E così facendo, i suoi seni trascorreranno più tempo a piena capacità di immagazzinamento, inviando il messaggio di ridurre il quantitativo prodotto.
Quindi, in questo tentativo di allungare il tempo tra le poppate, potrebbe effettivamente diminuire la sua produzione complessiva di latte in 24 ore e fare dei danni reali.
Se questa mamma fossi tu, voglio trasmetterti alcune informazioni utili.
Prima di tutto, voglio congratularmi con te perché hai risposto con consapevolezza ai segnali e messaggi del tuo bambino!
La tua competenza ti ha guidata a non tentare di imporre una routine ad avvio allattamento e quindi la produzione di latte è custodita.
Un altro aspetto importante è valutare che l’allattamento al seno stia procedendo bene: le vostre poppate sono un momento piacevole (senza dolore e fastidi)?
Il tuo bambino è sereno e in pieno benessere? Il suo aumento di peso e i pannolini vanno bene?
Se manca uno o pià di questi parametri, puoi contattarmi e ci dedicheremo tramite una consulenza specifica a supportare la serenità del vostro allattamento.
Se è tutto ok e il non raggiungere mai un “intervallo” magico (indicato dall’esterno) è l’unica preoccupazione, allora possiamo concentrarci su strumenti di consapevolezza di come funziona la produzione di latte.
Liberati dei messaggi che ti invitano ad intrattenere il tuo bambino di modo che questo intervallo si allunghi.
Liberati del mito infondato che se lo si lascia piangere per 15 minuti, magicamente prenderà più latte e la vita cambierà. E’ senza fondamento scientifico e biologico.
Liberati di ciò che ti opprime.
Fidati di voi!
Ovviamente l’allattamento al seno non riguarda solo il latte. Così come non misuriamo i nostri sorsi d’acqua, dolci e snack, non misuriamo nemmeno ogni volta che la nostra famiglia ci sorride calorosamente, comunica con noi, cerca conforto, ci abbraccia, ci aiuta a sentirci al sicuro .
Nessuna app per smartphone può misurare tutte le complessità del rapporto con il nostro bambino e l’allattamento a richiesta risponde a tantissimi suoi bisogni!
Tu, con il tuo Essere, ogni giorno fai cose straordinarie!
Sei Meravigliosa!
1 Comment
Parole stupende, grazie davvero. L’inizio dell’allattamento non è un momento facile, ma bisogna tenere duro perché poi i risultati arrivano. La mia bimba la prima settimana voleva stare sempre sempre attaccata riuscivo a calmarla solo così, e tutti mi dicevano ha fame non hai latte vai a comprare il latte…ho fatto bene a non ascoltare e insistere tenendola sempre attaccata come chiedeva. Non sempre la strada più semplice è quella giusta, una dura salita porta ad un panorama mozzafiato!